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Il Legering

Tecniche > Mare > Pesca da terra > Pesca dai porti
Il legering, dopo la pesca all’inglese,rappresenta un’altra tecnica sopraffina diffusa nelle acque dolci, che è stata adattata al mare. Questa disciplina è da interpretarsi come un’evoluzione della pesca a fondo, che inevitabilmente ha portato all’utilizzo dei pasturatori e d’attrezzature sempre più sofisticate e costruite appositamente per rispondere ad esigenze sempre più specifiche. In Italia, questa nuova sperimentazione, ha raccolto successo perché consente di riuscire a pescare anche in condizioni che con altre tecniche sarebbero poco favorevoli, infatti il legering in mare segue una filosofia tutta sua: pescare in presenza di corrente e di vento, con precisione e sempre nella stessa zona anche su fondali che vanno dai 5 ai 10 metri. Si può pescare sul fondo con una lenza morbida senza disperdere la pastura, sulla scia di questa.

Gli ambienti di pesca

Il legering in mare è una tecnica abbastanza versatile, poiché con i giusti accorgimenti è praticabile dalla scogliera, dagli arenili, ed all’interno dei porti.

La scelta della postazione

Consigliamo come sempre di appostarsi in punti facilmente accessibili e sicuri, e di accostare a tale particolare un attento esame della porzione di mare che abbiamo davanti. Da evitare fondali troppo bassi, è bene tentare di creare un pascolo abbondante dove i pesci si sentano al sicuro.

L' Azione di pesca

Questa tecnica è praticata durante tutto l’anno dall’alba al tramonto, ma per buona parte degli appassionati, le tiepide giornate invernali, e le calde notti estive, rappresentano scelte quasi obbligate. Si pesca a fondo con l’ausilio di un pasturatore piombato (3-8 grammi), con una lenza morbida e sottile, che farà lavorare l’esca perennemente nella zona calda, cioè sulla scia della pastura che fuoriesce dal pasturatore.Grazie ad un cimino molto sensibile, si potranno avvertire con la massima chiarezza, tutte le abboccate.

Le esche

Pratica, poco costosa e d’eccellente resa, è la larva carnaria o bigattino. Essendo quest’esca appetita da tutte le specie presenti in mare, ed avendo un’ottima tenuta al lancio, è l’unica da utilizzare, poiché neanche il fiocco di pane, o un anellide, costituiscono un’alternativa valida, specie di notte. Riguardo della pastura, poiché questa farà parte della lenza stessa, accompagnandola lancio dopo lancio all’interno del pasturatore, sarà composta dal bigattino e da un buon preparato da fondo per il mare, di facile reperibilità dal nostro negoziante di fiducia.

I pesci

Durante tutto l’anno questa tecnica permette di insidiare di giorno e di notte, numerose specie, in base all’ambiente di pesca: l’orata, la spigola,la mormora, il sarago, il cefalo, l’occhiata, l’aguglia, la leccia, lo sparlo…

Le attrezzature

• Le canne

Le prime canne da legering adattate in mare sono state quelle classiche, ad innesti, munite di diversi cimini intercambiabili, lunghe da 3 a 4,20 metri, da adoperare logicamente legate agli ambienti di pesca. La caratteristica fondamentale di una canna da legering è quella ad azione armonica,provvista di almeno tre cimini intercambiabili di differente sensibilità, così da poter utilizzare zavorre diverse secondo le mutevoli condizioni di pesca. Da una banchina di un molo, il lancio sarà effettuato a breve distanza; dalla scogliera occorre un buon lancio, ed una buona ferrata per staccare il pesce dal fondo; dagli arenili ci sarà bisogno di un ottimo lancio e di una canna della misura maggiore.

• I mulinelli

Alla canna bisogna abbinare un mulinello a bobina conica, leggero, veloce, ma abbastanza potente rispetto le sue dimensioni, e che sia perfettamente bilanciato con la canna. Il mulinello deve essere imbobinato con un monofilo (da 0,16 a 0,22) morbido, elastico, con una buona tenuta al nodo.

• I terminali

Il terminale anche se richiede un attento e preciso utilizzo di ottimi materiali, infondo è molto semplice. Lo schema pasturatore finale montato su una lenza (0.16-0.22) con sopra due braccioli dello 0.12, legati a girella montanti ami cristallini del 12-16, è quello classico. Una variante altrettanto efficace è quella con il pasturatore montato tra un amo finale (80-120 cm) che agisce prettamente sul fondo, ed un altro bracciolo un metro più in su.

• I cimini

Il cimino è la parte fondamentale nell’argomento legering. Un cimino sensibile deve consentire di segnalare in anticipo l’abboccata del pesce senza per questo far avvertire alla preda la minima resistenza. I vettini delle canne da legering si dividono in due tipi: swing tips e quiver tips. I primi sono quelli di tipo snodato ed hanno alla base un pezzo di plastica siliconata; si avvitano alla canna con una piccola vite, ed interrompono nettamente l’azione della canna.(poco usati) Il quiver tip, maggiormente impiegato, è invece ad innesto o ad avvitamento proprio, generalmente costruito in fibra di vetro, colorato con vernici fluorescenti, materiale che gli conferisce una particolare morbidezza.Di questo cimino in commercio ne esistono di un numero infinito di azioni, che variano in funzione della lunghezza(40-60 cm) e dal numero degli anellini(5-6 più l’apicale). Un particolare tecnico molto importante, ma che spesso viene trascurato, è rappresentato dal fatto che essendo la sezione del cimino quasi mai circolare, è quindi ovale, allora il cimino “nudo” quando viene sollecitato, segue due curve o sensi di flessione. La casa produttrice dovrebbe essere in grado di individuare la migliore di queste due curve,ed applicare lungo tale linea gli anellini in maniera progressiva. Appare chiaro che determinati particolari influiranno notevolmente sul prezzo d’acquisto dell’attrezzatura.

La pesca al legering è una delle classiche tecniche provenienti dalle acque dolci che ha trovato ampio sbocco e successo nel mare. Senza ombra di dubbio possiamo definirla la tecnica che maggiormente ha risposto, in modo positivo, sul pescatore del mare. Quest'ultimo ha apportato alla pesca le appropriate modifiche, ma il risultato ottenuto ha ampiamente sbalordito anche i più increduli.Approfondiremo così nel seguente articolo le varie fasi in cui si sviluppa questa tecnica cercando di capire al meglio i piccoli segreti che la rendono eccellente per la pesca in mare.
Vediamo per prima cosa i periodi migliori, i luoghi è il tipo di preda che si prestano maggiormente per questa pesca. Anche se il legering è nato come tecnica per pescare a fondo, non è detto che così debba essere in realtà e così con le modifiche si è arrivati a sondare con questa pesca un po' tutti gli strati di mare che separano la superficie dal fondo. La pesca si può praticare per tutto il periodo dell' anno anche se le migliori condizioni si hanno in estate quanto il mare quasi sempre calmo aiuta nella perfetta riuscita del tutto. Il mare completamente calmo è infatti un fattore fondamentale della pesca ed insieme a questo la completa assenza di vento. Come sappiamo nel legering le abboccate del pesce vengono avvertite esclusivamente dalla piegatura del vettino che in caso di mare mosso e vento diverrebbe un'impresa ardua da interpretare.
Non è detto però che la pesca si limiti soltanto al periodo «caldo», per cui anche le calme giornate invernali, autunnali e soprattutto primaverili possono essere adatte. L'interno dei porti si è rivelato il posto più adatto per pescare a legering. La comodità della banchina fa sì che si possa sistemare correttamente la canna (o le canne) ed essere pronti anche alla pur minima mangiata.
Questo luogo di pesca, presentandosi migliore, è però anche quello più frequentato dai pescatori, risultando così il più difficile banco di pesca anche per i più esperti. Per questo con molta genialità, si è cercato di pescare anche dalle coste sia naturali ed artificiali che presentassero però i requisiti necessari per la pesca; comodità relativa (in questo caso), fondale possibilmente poco scoglioso e soprattutto un luogo con acqua abbastanza profonda non molto lontano da riva.
Si è cominciato così a sfruttare per prima cosa le scogliere artificiali, quelle poste al riparo dalle dighe portuali che specialmente in lontananza da riva l'alto fondale ben prometteva. I risultati si sono dimostrati più che soddisfacenti anche se sullo scoglio sistemare la canna è sempre un'impresa ardua, specie se si vuol evitare di graffiarla irrimediabilmente.
Le scogliere naturali si affiancano a quelle artificiali sia come rendimento che come sistemazione di tutta l'attrezzatura, si differenziano dal minore fondale e con vantaggio per queste ultime, si può dire che spesso si riesce a pescare in luoghi cosiddetti «vergini» per il legering , cioè dove nessun altro pescatore ha mai provato questa tecnica (anche perché è da molto che ha sfociato con successo in mare). Per ultima cosa si è provato dalle spiagge è qui si è avuta la magica sorpresa che il legering riesce a catturare un po' ovunque. Infatti anche su fondali prettamente sabbiosi (sempre tenendo conto del fattore della profondità che è alla base della pesca).
Per ben capire questo fattore si può dire che in base alla tecnica ed in special modo che non effettueremo mai lanci con la canna di distanze superiori ai 20/30 metri, il fondale dovrà essere abbastanza profondo. Per profondo intendo che una volta l'esca sarà in pesca la profondità non dovrà essere inferiore ai 4/5 metri con maggiori possibilità di cattura su profondità maggiori.
Il tipo di fondale è anche questo un fattore determinante. Anche da questo punto di vista, l'interno dei porti si presenta senza dubbio il miglior luogo. Infatti i fondali si presentano di solito sabbiosi e fangosi in maggior parte con pochi scogli sparsi per lo più disordinatamente.
Problema questo che si riscontra in special modo pescando dagli scogli naturali dove il fondale è pressoché rappresentato da scogli e formazioni di posidonie. Tutto il problema del fondale è riferito naturalmente per la tecnica specifica sul fondo che riuscirà anche quella degli intagliamenti e della perdita del finale (con relativo pasturatore, se usato).
Molto importante nella pesca a legering è anche il momento di pesca. Per esperienza personale il migliore momento di pesca viene determinato soprattutto dalla specie insidiata. Solitamente le ore notturne sono quelle che lasciano più possibilità al pescatore di successo, ma a seconda del pesce anche quelle diurne non sono da sottovalutare. Sia durante il giorno che durante la notte sono sempre da preferire i movimenti di mare sia in aumento (migliore) che in diminuzione, se infatti faremo caso ad un fattore come questo, vedremo che il pesce avrà dei momenti di maggiore attività specialmente durante il movimento delle maree con delle pause abbastanza lunghe negli intervalli fra queste. Il fattore del mare in movimento determina molto la pesca sulle foci dei fiumi o comunque in prossimità di questi, come ad esempio grandi bacini salmastri che sfociano in mare. Proprio in questi posti, e dove la corrente ha maggiore attività, saranno i punti migliori dove provare la nostra tecnica il cui fattore mare calmo ed assenza completa di vento rimangono a mio avviso le situazioni ottimali di condizioni meteo-marine per pescare.
Come però vedremo, in realtà esistono alcune situazioni in cui questo fattore può venire meno. Come sappiamo il pesce con il mare mosso si accosta alla riva in cerca di cibo per cui sarà molto più facile cercare di insidiarlo in tali situazioni.
La scaduta di mare poi è il momento magico per effettuare tutte le tecniche di pesca e sicuramente esiste anche il modo di sfruttare il nostro legering. Ciò che danneggerà in modo irreparabile la pesca è il muoversi del mare in prossimità del fondo (la cosiddetta risacca), che fa senza indugi rotolare il finale per finire prima o poi per incagliarlo.
A questo punto dovremo scegliere in modo particolare la nostra postazione di pesca che sarà rappresentata da quei luoghi disposti leggermente a ridosso del mare (dietro una punta, una scogliera ecc.). A tale proposito vanno alla perfezione gli apici dei moli frangiflutti, che a ridosso di vento e mare offrono il posto migliore per calare la nostra canna.


 
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